Cura Fisica

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IL BLISS POINT - Gli ingredienti per il massimo godimento

- Pubblicato da alcenero - Fonte Originale a fine articolo

Il bliss point è il punto di massimo godimento che è stato cosi identificato dal giornalista Micheal Moss il quale, studiando alcuni prodotti industriali, ha concluso che dietro la formulazione di molti prodotti c’è proprio una ricerca di laboratorio mirata a creare alimenti spesso diretti ai bambini che inducano dipendenza e quindi un consumo sempre crescente a dispetto di quelle che sono le conseguenze sulla salute a breve e lungo termine.

È il risultato di un preciso lavoro a tavolino studiato in laboratorio per individuare il quantitativo esatto di zucchero, grassi e sale in grado di generare nel consumatore, spesso bambini e adolescenti, proprio quel tipo di piacere che induce a mangiarne o berne ancora, innescando una vera e propria dipendenza e sviluppando i cosiddetti consumatori compulsivi.


La dopamina

Si tratta di provocare un desiderio indotto: la pulsione a ripetere l'esperienza e ricreare quindi le condizioni di quel piacere. Alla base del fenomeno del bliss point c’è un neurotrasmettitore chiamato dopamina che viene rilasciato nel cervello e provoca una forte sensazione di piacere e soddisfazione.

Purtroppo però ci si abitua rapidamente al meccanismo tanto che, per ottenere la stessa sensazione di piacere, diventa necessario aumentare la dose o la frequenza dell’assunzione dell’alimento.

Anche se con effetti meno devastanti, questo meccanismo di risposta al cibo è del tutto simile a quello che un alcolista ha con l’alcol o un tossicodipendente con una droga. Poiché sono grassi, zuccheri e sale gli ingredienti incriminati è bene saper scegliere tra prodotti confezionati che abbiano una quantità adeguata di questi ingredienti.

Come riconoscere la giusta quantità degli ingredienti nei prodotti confezionati

Si può definire un alimento con bassa quantità di sale quando ne contiene meno di 0,3 g /100g e contenuto medio da 0,3 a 1-1,2 g; andrebbero scartati tutti gli alimenti che contengono un livello maggiore di 1-1,2g/100 perché definiti ad alto contenuto di sale e non indicati per l’alimentazione del bambino.

Da notare: non sempre in etichetta trovate la voce sale, ma a volte trovate indicato il sodio, che è solo uno dei componenti e se volete risalire alla quantità di sale totale dovete moltiplicare il valore per 2,5.

Le patatine fritte che spesso vediamo consumare con molta disinvoltura giù dalla prima infanzia sono alimenti ad alto contenuto di sale come per esempio alcuni cracker o snack salati.

Per quanto riguarda gli zuccheri è necessario innanzitutto distinguere i complessi a basso indice glicemico da quelli di pronta assimilazione, (oligosaccaridi a alto indice glicemico): questi ultimi sono quelli da controllare in modo più attento in quanto non dovrebbero superare il 10% delle calorie totali.

Un prodotto confezionato che non ha più di 5 g di zuccheri per 100 g per i solidi o 2,5 g di zuccheri per le bevande, può essere definito a basso contenuto di zuccheri; tra 5-15 g è medio mentre vengono definiti ad alto contenuto di zuccheri alimenti che ne contengono oltre 15 g per 100 g.

Per i grassi è importante che i saturi non superino 1,5 g/100 g per essere a basso contenuto, tra 1,6-5g viene definito medio e sopra 5gr ad alto contenuto. Riguardo ai grassi è importante chiarire che i saturi come l’olio di palma, spesso presente in alimenti industriali, induce non soltanto un aumento di peso, ma anche insulino-resistenza che quindi può portare a diabete.

Non tutti i grassi infatti hanno sul metabolismo lo stesso effetto: olio extravergine di oliva e grassi polinsaturi come quello di girasole e/o linoleico (estratto dai semi di lino) hanno un effetto positivo aiutando a controllare il peso corporeo, sempre nelle giuste quantità. Quindi occhio alle etichette alimentari!

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