Cura Fisica

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Sushi fatto in casa - Miti e tendenze

Se c'è una cosa per cui vado matto è il sushi fresco. Lo mangio sempre volentieri e devo ammettere che perdo facilmente il conto degli assaggi che faccio. Se poi il ristorante accoglie la formula "all you can eat", rischio sul serio di vuotare il buffet.
Ieri sera ho deciso di fare il sushi in casa, semplice, senza pretese, impastando del riso ad ignoranza. Stavolta però so benissimo in che proporzioni e soprattutto in che quantità rispetto alla portata calorica/nutrizionale del mio piano alimentare.
Il trancio di tonno fresco pesava 150gr. Il riso, dovendo rientrare sul pasto in base ai carboidrati prefissati, pesava 80gr. Il tonno rimanente l'ho tagliato a cubetti per fare la tartare, insaporita da una spruzzata di glassa di soia.


Non vorrei essere petulante o allarmarvi o addirittura sindacare sulla qualità di una cena a base di cucina giapponese.  Vorrei discutere la portata calorica di un pasto così frugale fatto di "riso e pesce crudo".
Spesso certe variazioni sulla dieta seguita sono giustificate da un sushi con gli amici perché la base alimentare è apparentemente innocua (riso e pesce, appunto). Ma in che quantità? Siamo d'accordo che resta comunque uno sgarro di poco rilievo se confrontato con le crocchette di pollo cotte nell'olio motore o in rapporto ad un hamburger di 4 piani ripieno di tagliatelle fritte e polpette al sugo, con un contorno di bacon e salsa Worcesteryorkshire al gusto di guacamole e calamari ripieni. Ma ritornando ai valori:
  • Per preparare 5 miseri pezzi di sushi, tristi e insulsi, ho usato 80gr di riso e 150gr di tonno
  • 80gr riso: KCAL 284 / PRO 6,88 / CARBO 62,72 / GRASSI 0,48
  • 150gr tonno: KCAL 233 / PRO 32,87 / CARBO 0 / GRASSI 10,34
  • TOTALE: KCAL 517 / PRO 39,75 / CARBO 62,72 / GRASSI 10,82
Questo pasto corrisponde a 1/5 del mio fabbisogno e vi assicuro che non avrebbe sfamato neanche Piero Fassino. Mi sono alzato da tavola con le crisi glicemiche e le visioni.
Ammetto che quando mangio sushi, perdo il conto, ma supero senza sazietà i 20 pezzi. E voi non ditemi che ne mangiate meno di 10.


La fase della "masticazione", in rapporto al tempo che richiede un determinato pasto per essere ridotto in bolo, stimola senso di sazietà. Più veloci siamo nel finire il nostro snack, pranzo o cena, più siamo in anticipo sull'azione della grelina, l'ormone che regola l'appetito e il senso di sazietà. Questo significa che oltre all'azione dell'insulina, posso non essere soddisfatto del mio pasto per via dei "tempi" di consumo del pasto stesso, consumato in fretta o apparentemente semplice.

Lungi da me demonizzare lo sgarro settimanale con del piacevolissimo sushi. Questo oltretutto non significa che dobbiate portare con voi il bilancino da cucina nei ristoranti giapponesi, però non ditemi, non ditemi, non ditemi, non ditemi che "tanto il sushi è riso e pesce crudo", perché fare mezzo chilo di riso in sushi, teppamaki, cicciomaki o panzamaki ci state un quarto d'ora, senza neanche accorgervene e sul volume di cibo, sulla portata calorica o glicemica, forse era meglio andare a mangiare una pizza.

Piuttosto che "all you can eat", la formula più adatta sarebbe "all you really need..."

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