Cura Fisica

Cura Fisica

Riprendiamoci la resilienza! - di Luigi Colbax

Hai mai sentito parlare della contessa Henriette D'Angeville, che nel 1838 scalò il Monte Bianco? Una vera impresa per l'epoca. E cosa ne pensi di Philippe Petit, il funambolo francese che il 7 agosto del 1974 ha fatto avanti e indietro più volte tra le vette delle Twin Towers a New York, a 350 metri d'altezza senza protezione? E lo sapevi che Bruno Brunod ha corso sull'Everest senza bombola d'ossigeno? O che Annalisa Ghirotti a 40 anni ha deciso di iniziare a far gare di Bodybuilding Natural e in cinque anni è arrivata terza ai Campionati Mondiali? E come non ricordare Derek Redmond che, nei 400 metri piani alle Olimpiadi del 1992 si lacerò un tendine dopo 150 metri ma finì comunque la gara.
Potrei scrivere un libro di "esempi", e la cosa che hanno in comune TUTTI questi esempi è:



Non doti genetiche speciali, non la fortuna, non "essere portati per..."
Non si nasce "portati per scalare montagne" o "sembrare una statua", non si è portati per correre con un tendine lacerato. Sono abilità che si costruiscono con la forza di volontà, credendo in se stessi e nelle proprie capacità. E di frasi fatte sul genere è pieno internet. Peccato che non tutti sappiamo leggerle, mettere "mi piace" e... metabolizzarle e farsele proprie.

Purtroppo siamo da troppo tempo immersi in un sistema che ci vuole "zombie" incapaci di reagire. Anzi, di insistere nel reagire. Un sistema che ci ha fatto dimenticare l'impegno in cambio della fortuna, il talento in cambio della genetica e quindi in una societĂ  demotivata ecco che l'impegno si affievolisce e ci condanna a non essere padroni della propria vita.
Ovvio, ad esempio, io non correrò mai come Bolt, ma da qui a dire che lui ha la genetica per correre e io no, ci passa l'impegno per verificare quanto ciò sia vero.

Se io e Bolt fossimo nati nello stesso anno e nella stessa via, e fossimo cresciuti insieme, mangiando le stesse cose e facendo gli stessi giochi prima e gli stessi allenamenti poi, e ci fosse "da sempre" stato uno stramaledetto spirito di competizione da parte mia, unito a una forte convinzione di essere piĂą veloce di lui, e quindi per questo non avessi perso un allenamento e non mi fossi mai distratto da questo "fuoco interiore" che mi dice di batterlo, secondo te... siamo sicuri che io "non posso avere la genetica"? Magari non farei i 100 metri in 9"58, ma potrei stare sui 10"03, chi lo sa...
I 10 migliori centometristi italiani dal 1979 al 2002 hanno gli stessi tempi di Bolt all'inizio. Pietro Mennea fece anche meglio (10"01).
Questo significa che non c'è differenza mitocondriale fra Mennea e Bolt. Se voglio parlare di genetica posso dire che un POLLO è differente da un'AQUILA? E tra un uomo di 1,98mt (Bolt) e uno di 1,55mt (Mennea)? La genetica nel 95% dei casi è solo una scusa.

INSISTERE NEL REAGIRE

Detto ciò, facciamo un passo indietro. Una volta presa la consapevolezza che abbiamo perso la capacità di insistere nel reagire, abbiamo in qualche modo dato una definizione alla "resilienza", che è la capacità di PERSISTERE nell'IMPEGNO al fine del risultato che cerco.
Quanti di voi "vorrebbero..." o "desiderano..." qualcosa. Chi vuole vincere una gara, chi vuole un auto di lusso, chi vuole essere in forma. Ma non basta desiderare o dire "voglio". Bisogna AGIRE
Ti rendi conto che però la maggior parte delle volte, la maggior parte della gente, dopo un primo tentativo, magari due, massimo tre... molla? E mollando addita la rinuncia ad una causa ESTERNA. Fa sempre comodo dare la colpa all'esterno in quanto conferma la logica del "non impegno" visto che tanto non dipende da noi. Ecco, qui cade l'asino. Al 90% della gente manca la RESILIENZA, cioè la tigna, la cazzimma, la grinta, la "testa dura".
La motivazione è come dice la parola il motivo che spinge all'azione, motivo che però deve venire da DENTRO NOI STESSI e deve essere come un fuoco perpetuo, una necessità che ci fa sentire vivi.

OCCORRE PERSEVERARE

Ecco che si deve chiarire bene nella nostra mente che se ci prefiggiamo uno scopo dobbiamo perseverare nella direzione di ottenerlo. Che non significa obbligatoriamente che poi lo otterremo, ma di sicuro avremo due risultati da questo comportamento:
- Non avremo rimorsi (per non aver provato abbastanza)
- Ci avvicineremo quanto piĂą realmente e oggettivamente possibile allo scopo e a volte potremo anche raggiungerlo e sarĂ  tanto piĂą probabile raggiungerlo quanto piĂą noi crederemo di poterlo fare.

Giorgio di Centa ha vinto la sua prima medaglia come sciatore a 27 anni. Ha iniziato a 5. Secondo te non ha perseverato? Quando a 16, 20, 25 anni i suoi coetanei avevano già vinto qualcosa o avevano più risultati di lui, si è forse preoccupato? Ha ceduto?
No. Ha perseverato nel suo obiettivo. Una sana competizione è tutta salute, il voler migliorare la propria condizione (sportiva o di vita) fa parte delle opportunità che la vita stessa ci dà e non impegnarsi a far crescere le potenzialità è sprecare la vita stessa.
Se in un'attività fisica non vi è progressione di difficoltà, un'asticella da alzare lentamente ma inesorabilmente, come potrò io far crescere le mie potenzialità?
Se voglio migliorare, devo essere in grado di superare le difficoltĂ  crescenti e i miei limiti.

La differenza non la fa la genetica, il talento o la fortuna; la differenza fra un atleta forte in tutti i sensi e uno che ha solo il motore è proprio nella resilienza, nel perseverare nell'impegno.

Luigi Colbax - "La Palestra" n.66 - settembre/ottobre 2016

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