Cura Fisica

Cura Fisica

Provaci, è già un buon motivo per riuscirci

Se stai leggendo con i tuoi occhi queste righe, di sicuro hai il dono della vista. Se hai appena sentito il campanello o spento la TV per il fracasso delle notizie, di sicuro hai il dono dell'udito. Se hai ancora il sapore del caffè in bocca, di sicuro hai gusto. Se hai usato le tue mani per preparare la colazione, o la cena, o anche solamente per lavarti la faccia, di sicuro hai tatto, oltre che delle braccia. Se hai ancora vivido il ricordo di quell'odore di mare e salsedine e il profumo inebriante della donna dei tuoi sogni, con la quale stai forse trascorrendo la tua vita, di sicuro hai olfatto.
Sei seduto sulle tue gambe e ne sei grato, le stesse che oggi ti hanno portato in giro per la città, stanche, operose, ma sempre loro, salde all'anca, forse sconfitte dal tempo ma ancora in grado di muoversi e agire. Hai muscoli, cuore e cervello, membra, sensi e neuroni in grado di trasmettere e ricevere messaggi attraverso una fitta rete di scariche elettriche, dipendenti da una linfa motrice che ci rende vertebrati e coscienti. La testa è sulle spalle, il punto più alto, e l'organismo lavora senza sosta alcuna, senza sentir ragione, modulando gioie e dolori, salute e malattia, inettitudine e sapienza, consapevole di dover essere sempre più operoso dello smidollato che lo include.
Quando è stata l'ultima volta in cui, stremato dalla fatica, ne hai chiesta ancora? E quante volte, anziché ripetere "non ce la faccio", hai creduto di poterci riuscire? Quante ore di sonno hai perso, quanti pianti e quanti litigi, quante urla e incomprensioni, prima d'arrivare all'altare? E quante invidie, quante false speranze, quante ingiustizie o prepotenze hai sopportato prima di sedere dietro quella scrivania? Quanti appunti, quante matite spezzate, quante biro consumate e pagine strappate, prima dell'ultima discussione, prima del voto finale? E poi, maledizioni, bestemmie e imprecazioni contro un destino insulso, indifferente alla tua buona volontà e beffardo oltremisura, forse nato non per chi ha vita facile, ma per chi trionfa nelle situazioni difficili.
Si può sempre apprezzare la stasi al movimento, felici e sereni, coccolati dalle abitudini e storditi dalla sufficienza. Senza pretendere nulla, senza cercare nulla, pensando e ripensando prima d'addormentarsi se quella volta, anziché andar via, fossi rimasto, o se le avessi dato quel bacio, anziché mostrare imbarazzo, o se avessi rilanciato e vinto, anziché ammutolirti e accontentarti.
Considerare, le stelle, guardando in alto, verso la luna, e non in basso, al dito che la indica. Desiderare di raggiungerle, sospinti da una strana, inesplicabile, astratta forza che innalza l'animo, tipica di chi osa, tipica di chi ha tutte le carte in regola per perdere ma le gioca pur di partecipare.
Al contrario, è vomitevole assistere alla disfatta dell'evoluzione per mano di chi si ferma o si dà per spacciato, impaurito dal proprio coraggio, timido a lanciarsi nel vuoto preferendo il saldo terreno sotto ai piedi, lercio e putrido, fatto di merda e ignavia, mentre suda freddo e non per fatica.
Se ti guardi allo specchio cosa vedi? Cosa sei o cosa vorresti essere? Cosa stai facendo, esattamente, per diventare il tuo più grande successo?
C'è un bicchiere sul tavolo, mezzo pieno. PUNTO.



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