Cura Fisica

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Attacchi di fame - Resistere, resistere, resistere

L'articolo che segue prende spunto da un video di Filippo Ongaro, luminare della medicina anti-aging e medico degli astronauti. La sua biografia è sterminata. Vi consiglio di informarvi sul suo profilo e sulle sue pagine web perché troverete spunti interessanti di ogni genere, così come quello che sto per proporvi.



COME RESISTERE AGLI ATTACCHI DI FAME?

Forse non tutti sono a conoscenza del fatto che esistono 3 versioni della nostra personalità, 3 aspetti del nostro carattere che sono racchiusi nel nostro encefalo. Secondo la teoria del "Triune Brain" elaborata da Paul MacLean, medico statunitense specializzato in neuroscienze, è possibile distinguere le seguenti formazioni anatomiche:
  1. R-Complex (o cervello rettiliano): fa parte dei bisogni e degli istinti innati nell'uomo; responsabile di tutti i meccanismi di sopravvivenza quali temperatura corporea e battito cardiaco, agisce secondo impulsi ed è in particolar modo legato alla necessità di procurarsi del cibo;
  2. Cervello limbico (o cervello emotivo): agisce sull'emotività dell'individuo e contiene prevalentemente, ma non del tutto, operatori razionali. Innesca le reazioni tipiche degli stati di situazione: amore o rabbia, positivo o negativo, stati di agitazione o quiete, ecc.
  3. Cervello razionale (o neo-cortex): rappresenta ciò che distingue la nostra specie dal resto degli esseri viventi. Di recente formazione, è assolutamente soggetta a scelte di ragione, pensate e opportunamente valutate.
E' possibile operare una distinzione fondamentale fra le 3 aree appena descritte: la velocità d'azione.
Nel momento in cui la velocità d'azione diventa il parametro di riferimento sulle scelte da compiere, il cervello rettiliano ha la meglio su tutto, determinando scelte di sopravvivenza in tempi brevissimi e superando le valutazioni di sorta delle altre 2 aree concorrenti.
La parte emotiva ha infatti una velocità di risposta intermedia.
La parte razionale, com'è possibile immaginare, ha dei tempi di risposta lunghissimi, ma ci comunica ciò che può essere davvero giusto fare, arricchita dalle nostre conoscenze ed esperienze. 

Tutto ciò, in che modo influenza le nostre scelte alimentari?
Immaginiamoci 3 differenti scenari d'azione sulla ricerca di cibo in rapporto alle aree appena descritte.
Il cervello rettiliano reagirebbe in fretta, spingendoci a mangiare e portandoci a "prendere quello che c'è per spirito di sopravvivenza, se c'è qualcosa di commestibile di fronte a te, mangia, senza esitare!"
Il cervello emotivo regola le conseguenze e le memorie, ricordandoci in maniera particolare quali sono le "cose buone da mangiare, dolci, amorevoli, saporite e gustose, legate al piacere"
Il cervello razionale regola le scelte secondo la nostra conoscenza evitando di mangiare "cose inutili, poco nutritive, quelle che non occorrono al nostro organismo e che probabilmente vanno contro i nostri principi di salute o che addirittura ci farebbero ingrassare"

SOLUZIONE #1 - RALLENTARE

La prima cosa da fare è rallentare. Adesso sappiamo che il nostro encefalo razionale ha bisogno di tempo prima di iniziare ad essere stimolato. Bene, riflettiamoci su. Prima di mangiare ciò che capita, temporeggiamo, impediamo all'impulso di avere il sopravvento, creiamoci degli ostacoli.

Se io mi tengo una mangiata di merendine o di biscotti nel cassetto della scrivania, sulla credenza o sotto il cuscino, mi basta allungare una mano per prenderli e mangiarli. In questo caso la parte inconsapevole oltre ad avere velocità d'azione ha anche libertà d'agire.
Poniamo invece il caso di non avere nulla a portata di mano fra le cose che in realtà dovremmo evitare. Se io gli snack non li ho e devo andarli a comprare al supermercato ogni volta che subisco l'impulso, questo rallenterà il flusso di stimoli nervosi e permetterà alla ragione di tornare in prima fila e decidere di non mangiare.

SOLUZIONE #2 - CONSAPEVOLEZZA

Abituiamoci a ripetere a noi stessi che non mangiamo per impulso o azione, ma per nutrimento e necessità. Non serve ciò che desideriamo, ma scegliamo ciò che è dettato dalla coscienza del nostro volere, per spirito di sacrificio o per il raggiungimento di un obiettivo (dimagrimento, cura degli inestetismi, fianchi, girovita, ecc.). Siamo più forti dei nostri istinti e lasciamo decidere al cervello razionale.

SOLUZIONE #3 - RESPIRA

Può sembrarvi banale, ma fare dei bei respiri e temporeggiare può contribuire da un lato a dare le giuste tempistiche d'azione alla nostra neo-cortex, dall'altro stimolerebbe il nostro sistema parasimpatico, un ramo del sistema nervoso autonomo che ci permette in queste circostanze di sentire più efficacemente il senso di sazietà.

SOLUZIONE #4 - FARE UNA COSA ALLA VOLTA

Fare più cose nello stesso momento rischia di farci perdere il senso della misura sulle cose e sulle tempistiche richieste dalle azioni che compiamo. Mangiare guardando la TV, così come mangiare camminando o mangiare utilizzando il cellulare, ritarda il nostro senso di coscienza sulla sazietà e sul limite imposto dalle quantità, impedendo al nostro cervello di percepire direttamente la fine del pasto a causa della distrazione da fattori esterni. Questo ritarderebbe l'insorgere del senso di pienezza, spingendoci a mangiare di più senza badare alle nostre reali necessità.

Uno studio del 2011 ha dimostrato che una grande percentuale di giovani e adulti se costretti a mangiare in situazioni in cui svolgono altre attività, rischiano di essere poco interessati a scegliere fonti alimentari adeguate, essendo portati a non pensare in anticipo e in maniera razionale ai propri bisogni. Questo ha portato a scelte d'occasione (snack, pasti pronti, prodotti da forno, biscotti, ecc.) limitando il consumo di vegetali, frutta o verdura e addirittura acqua.



Fonti:



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